Michele Strogoff by jules verne

Michele Strogoff by jules verne

autore:jules verne [Verne, Jules]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Jules Verne
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO XVII

VERSETTI E CANZONI

MICHELE STROGOFF era relativamente al sicuro. Tuttavia, la sua situazione continuava a essere drammatica.

Il fedele animale, che l'aveva servito con tanto coraggio, era morto fra le acque del fiume; come poteva pensare di continuare il viaggio, ora?

Era a piedi, senza viveri, in un paese rovinato dall'invasione, battuto dall'avanguardia dell'emiro, e si trovava ancora a una distanza considerevole dalla meta che bisognava raggiungere.

— Ce la farò, a ogni costo! — esclamò, rispondendo così a tutte le ragioni di scoraggiamento che la sua mente intravedeva. — Dio protegga la santa Russia!

Si trovava ormai fuori di tiro perché i cavalieri usbechi non avevano osato inseguirlo attraverso il fiume. Forse credevano che fosse annegato. Dopo la sua scomparsa sott'acqua, non l'avevano visto riemergere e raggiungere la riva destra dell'Obi.

Intanto Michele Strogoff, strisciando in mezzo ai cespugli giganteschi si era spostato in un punto più alto della riva, non senza fatica perché una melma densa, depositata dalle acque all'epoca dello straripamento, la rendeva poco praticabile.

Quando fu su un terreno più solido, Michele Strogoff decise ciò che gli conveniva fare. La cosa più importante era evitare Tomsk, occupata dalle truppe tartare. Tuttavia, doveva per forza raggiungere qualche borgo o qualche stazione di posta per procurarsi un cavallo.

Trovato il cavallo si sarebbe gettato fuori delle vie battute, evitando la strada di Irkutsk fino nei pressi di Krasnoiarsk. Da lì in poi, se si fosse affrettato, sperava di trovare la via ancora libera, e allora avrebbe potuto scendere a sud-est delle province del lago Baikal.

Per cominciare Michele Strogoff cercò di orientarsi.

A due verste di distanza, lungo il corso dell'Obi, vide una piccola città, che sorgeva pittorescamente su una leggera prominenza del suolo. Alcune chiese, qualche cupola bizantina, colorata di verde e d'oro, si profilavano sul fondo grigio del cielo.

Era Kolyvan, dove i funzionari e gli impiegati di Kamsk e di altre città vanno a rifugiarsi durante l'estate per fuggire il clima malsano della Baraba. Kolyvan, dalle notizie che il corriere dello zar aveva sentito, non doveva ancora essere nelle mani degli invasori. Le truppe tartare, divise in due colonne, si erano portate, a sinistra su Omsk, a destra su Tomsk, trascurando il territorio intermedio.

Il piano semplice e logico di Michele Strogoff era di raggiungere Kolyvan prima dei cavalieri usbechi, che risalivano la riva sinistra dell'Obi in quella stessa direzione. Appena arrivato, si sarebbe procurato degli abiti e un cavallo, anche a costo di pagarne dieci volte il prezzo, poi avrebbe raggiunto la strada di Irkutsk attraverso la steppa meridionale.

Erano le tre del mattino. I dintorni di Kolyvan erano talmente calmi, che sembravano abbandonati. Evidentemente, la popolazione delle campagne si era portata al nord, nelle province dello Ienisseisk, per sfuggire all'invasione.

Michele Strogoff si dirigeva con passo rapido verso Kolyvan, quando fu colpito dal rumore di detonazioni lontane.

Si arrestò e distinse nettamente alcuni rumori sordi e, al di sotto, un crepitio più secco su cui non poteva ingannarsi.

«È il cannone! È la fucileria!» si disse. «Il piccolo corpo russo è alle prese con l'esercito tartaro. Se almeno potessi arrivare a Kolyvan prima di loro!»

Non si ingannava.



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